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2 Gennaio 2025La Verità sulla Distinzione tra Droghe Leggere e Pesanti: Rispondiamo a Mantovano
Le recenti dichiarazioni di Alfredo Mantovano rappresentano un grave tentativo di disinformazione che va smontato punto per punto.
Alfredo Mantovano, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle politiche antidroga, ha recentemente attribuito il calo delle nascite in Italia alla diffusione della cannabis e alla “banalizzazione sessuale”. Parlando al convegno “Cannabis e fertilità” promosso dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha evidenziato come l’uso della cannabis sia stato “banalizzato e in certi casi addirittura propagandato”, portando a un aumento del consumo tra i giovani.
Mantovano ha citato dati secondo cui nel 2023 quasi 960.000 giovani tra i 15 e i 19 anni, pari al 39% della popolazione studentesca, hanno riferito di aver consumato almeno una volta una sostanza psicoattiva illegale. Ha anche sottolineato l’abbassamento dell’età del primo consumo di cannabis e l’aumento della concentrazione di THC, passando dall’1-1,5% di 40 anni fa al 25% attuale.
Secondo Mantovano, non esiste una distinzione scientifica tra droghe leggere e pesanti, paragonando tale distinzione a quella tra bere birra e grappa, sostenendo che “qualche differenza c’è”. Inoltre, ha difeso l’articolo 18 del ddl sicurezza, che vieta la commercializzazione delle infiorescenze di canapa, anche con basso contenuto di THC, sottolineando che tali prodotti non possono essere commercializzati a prescindere dal contenuto di THC, eccetto per usi medici. Secondo Mantovano, la distinzione tra droghe leggere e pesanti sarebbe “ascientifica”, paragonandola alla differenza tra bere birra e grappa. Questo paragone superficiale e fuorviante va chiarito con evidenze scientifiche precise.
Perché la distinzione tra droghe leggere e pesanti è scientificamente fondata
Il concetto di droghe leggere e pesanti non è un’opinione ideologica, ma una distinzione riconosciuta dalla scienza e dalle normative di diversi Paesi. Questa classificazione si basa su parametri misurabili e verificabili, come la tossicità, il potenziale di dipendenza e l’impatto sociale e sanitario delle diverse sostanze.
È fondamentale mantenere questa distinzione nella comunicazione pubblica per garantire un’informazione corretta e basata su evidenze scientifiche, evitando di assimilare sostanze con profili di rischio radicalmente diversi. Non riconoscere queste differenze significa ignorare la realtà dei fatti e promuovere una visione distorta della questione.
La distinzione tra droghe leggere e pesanti è basata su parametri scientifici oggettivi e verificabili. Diversi studi hanno evidenziato differenze fondamentali tra cannabis e droghe pesanti:
- Pericolosità per la salute: Le droghe pesanti come eroina e cocaina comportano un altissimo rischio di overdose e danni permanenti alla salute. Al contrario, la cannabis ha effetti psicotropi moderati e non letali. Gli studi pubblicati su “The Lancet” (Nutt et al., 2010) e “Drug and Alcohol Dependence” (Hall & Degenhardt, 2009) confermano questa differenza.
- Potenziale di dipendenza: Il rischio di dipendenza della cannabis è notevolmente inferiore rispetto ad alcol, eroina e cocaina. Nutt et al. (2010) hanno stimato un rischio di dipendenza per la cannabis tra il 7% e il 9%, mentre per l’alcol è del 15% e per la nicotina del 32%.
- Tossicità e rischio di overdose: La cannabis possiede una soglia di tossicità estremamente alta, rendendo l’overdose praticamente impossibile, come evidenziato dallo studio di Gable (2004). Al contrario, droghe pesanti come eroina e cocaina possono causare la morte anche a basse dosi.
- Impatto sociale e sanitario: L’alcol e il tabacco causano danni significativamente maggiori rispetto alla cannabis. Lo studio di Nutt (2010) mostra come l’alcol sia la sostanza più dannosa per salute e società complessivamente.
Normative che confermano la distinzione
Le dichiarazioni di Mantovano ignorano anche il fatto che la distinzione tra droghe leggere e pesanti è ampiamente riconosciuta da normative nazionali e internazionali:
- Il Decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309 classifica le sostanze in base alla loro pericolosità e rischio di dipendenza, ponendo la cannabis nella Tabella II per le sostanze meno pericolose.
- L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha recentemente declassificato la cannabis dalla lista delle droghe più pericolose, riconoscendone le proprietà terapeutiche e il minor rischio rispetto ad altre sostanze pesanti.
- L’ONU ha rimosso la cannabis dalla Tabella IV della Convenzione Unica sugli Stupefacenti del 1961, confermando ufficialmente che non è comparabile alle droghe pesanti come eroina e cocaina.
Il confronto scorretto tra cannabis e droghe pesanti
L’affermazione di Alfredo Mantovano secondo cui “distinguere tra droghe leggere e pesanti è come dire che bere un terzo di litro di birra è lo stesso di un terzo di grappa” è palesemente infondata e facilmente smontabile con semplici calcoli matematici.
Per dimostrare quanto sia errato questo paragone, analizziamo il contenuto effettivo di alcol puro in entrambe le bevande, partendo dallo stesso volume: 330 ml (circa un terzo di litro).
- Se prendiamo una birra con una gradazione alcolica del 5%, il calcolo è il seguente:
- 330 ml × 0,05 (percentuale alcolica) × 0,8 (densità dell’alcol) = 13,2 grammi di alcol puro.
- Se invece consideriamo una grappa con una gradazione alcolica del 40%, il calcolo è:
- 330 ml × 0,40 (percentuale alcolica) × 0,8 = 105,6 grammi di alcol puro.

I numeri non mentono: paragonare birra e grappa è come dire che una bicicletta e un camion hanno lo stesso impatto in un incidente.
La differenza è enorme: la grappa contiene oltre otto volte più alcol puro rispetto alla birra. Paragonare i due prodotti come se fossero equivalenti è semplicemente falso e fuorviante. Questa analogia scorretta si basa su un confronto quantitativo superficiale che ignora completamente la concentrazione della sostanza attiva. Lo stesso errore viene commesso nel paragonare la cannabis alle droghe pesanti, ignorando il rischio reale delle diverse sostanze.
La differenza è evidente: la grappa contiene oltre otto volte più alcol puro rispetto alla birra. Questo rende il confronto completamente fuorviante e privo di ogni fondamento logico o scientifico.
Conseguenze sociali e riflessioni sulla natalità
Oltre agli effetti economici e alla disinformazione nel dibattito pubblico, è importante considerare come la banalizzazione del consumo di sostanze e la criminalizzazione di alcune pratiche possano influire anche su aspetti più ampi della società, come la natalità.
Le politiche proibizioniste, che mirano a demonizzare interi settori produttivi e sociali, creano un clima di incertezza e precarietà. Questo impatto psicologico, specialmente sulle giovani generazioni, non è da sottovalutare. Chi è chiamato a decidere se mettere al mondo dei figli valuta anche il contesto sociale e politico in cui vive.
Inoltre, è fondamentale chiarire che i timori legati all’uso di cannabis e alla capacità di concepire sono stati ampiamente smentiti da studi scientifici. Un’importante ricerca condotta tra il 2013 e il 2017, pubblicata su PubMed, ha coinvolto 4.194 donne e 1.125 coppie in Nord America per valutare l’associazione tra uso di marijuana e fertilità. I risultati hanno mostrato che l’uso di marijuana, sia maschile che femminile, non è significativamente associato alla capacità di concepire.
Questo studio evidenzia come l’uso di cannabis non influisca negativamente sulla fertilità, smontando uno dei tanti pregiudizi promossi dalla retorica proibizionista.
Numerosi studi evidenziano anche come l’incertezza socio-politica influenzi negativamente la natalità. Ad esempio, il rapporto della Banca d’Italia sottolinea che l’aumento del tasso di disoccupazione, indicatore di fragilità economica, è storicamente correlato a una diminuzione del tasso di natalità in Italia.
Gli impatti economici delle politiche proibizioniste
Le politiche proibizioniste che ignorano le evidenze scientifiche possono arrecare danni significativi a un settore economico emergente e promettente come quello della cannabis light. Questo comparto, composto principalmente da piccole e medie imprese agricole, genera posti di lavoro, contribuisce al PIL nazionale e offre opportunità di sviluppo sostenibile.
Secondo la relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze 2024, il mercato illecito della cannabis in Italia ha un valore stimato di circa 6,5 miliardi di euro, rappresentando il 40% dei 16 miliardi totali del mercato delle droghe illecite. Un inasprimento delle politiche proibizioniste potrebbe impedire la transizione di questa significativa economia sommersa verso un mercato legale e regolamentato, con conseguente perdita di potenziali entrate fiscali e opportunità economiche.
Inoltre, la criminalizzazione ingiustificata di prodotti a basso rischio porta spesso alla crescita del mercato nero, con conseguenti rischi per la salute dei consumatori e perdite economiche per lo Stato. L’inasprimento delle restrizioni potrebbe anche scoraggiare gli investimenti nel settore della canapa industriale, compromettendo la crescita di un’industria che, secondo stime, vale circa 500 milioni di euro all’anno e impiega migliaia di persone.

Un settore legale può generare ricchezza, ricerca, occupazione. Soffocarlo significa alimentare l’illegalità e rinunciare al progresso.
Conclusione
Paragonare la cannabis alle droghe pesanti utilizzando un esempio così mal costruito è un tentativo evidente di distorcere la realtà. Se le parole di Mantovano fossero vere, allora anche il confronto tra birra e grappa risulterebbe valido. Tuttavia, i dati concreti dimostrano il contrario: l’effetto di una sostanza non dipende solo dal volume consumato, ma anche dalla sua concentrazione e potenziale di rischio.
Questo esempio dimostra ancora una volta come sia essenziale basare il dibattito pubblico su fatti concreti e dati scientifici, piuttosto che su analogie superficiali e ingannevoli.
Le affermazioni di Mantovano non solo sono infondate, ma anche pericolose. Ignorare le evidenze scientifiche e normative significa promuovere una disinformazione dannosa per la società e per un settore economico che opera legalmente. Invitiamo tutti i lettori a sostenere la diffusione di informazioni corrette e basate su evidenze scientifiche. Condividete questo articolo e aiutateci a promuovere un dibattito pubblico più onesto e informato.
Riferimenti
- Banca d’Italia. Rapporto sulla natalità e incertezza economica. bancaditalia.it
- Nutt, D. J., King, L. A., & Phillips, L. D. (2010). Drug harms in the UK: a multicriteria decision analysis. The Lancet. thelancet.com
- Hall, W., & Degenhardt, L. (2009). Adverse health effects of non-medical cannabis use. The Lancet. thelancet.com
- Gable, R. S. (2004). Comparison of acute lethal toxicity of commonly abused psychoactive substances. Drug and Alcohol Dependence.
- Degenhardt, L., & Hall, W. (2006). Extent of illicit drug use and dependence, and their contribution to the global burden of disease. The Lancet. pubmed.ncbi.nlm.nih.gov
- Nutt, D. J., King, L. A., Saulsbury, W., & Blakemore, C. (2007). Development of a rational scale to assess the harm of drugs of potential misuse. The Lancet. pubmed.ncbi.nlm.nih.gov
- Wise, L. A. et al. (2018). Marijuana use and fecundability in a North American preconception cohort study. Human Reproduction. pubmed.ncbi.nlm.nih.gov
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