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20 Giugno 2022PENSIERI A MARK
Scena: sabato sera in era covidiana.
Il camino è acceso, fuori piove e stiamo apparecchiando la tavola per mangiare le pizze fritte (buonissime) fatte in casa da papà.
All’improvviso sento mio fratello nel soggiorno che mugugna, gli chiedo che succede, lui mi risponde che ci hanno sospeso l’account Instagram aziendale per 30 giorni.
Mentre cerchiamo di capire come risolvere, spergiurando un certo Mark, non riusciamo più neanche ad entrare nel profilo sospeso; riproviamo il log in e, sorpresa delle sorprese, la sospensione si trasforma in disabilitazione.
Lo stupore si trasforma presto in sgomento e, mentre le nostre invocazioni a Mark aumentano di numero e di folklore, tentiamo immediatamente di fare ricorso attraverso l’applicazione. Risultato: per completare correttamente il ricorso ci chiede di autenticarci prima nel profilo, ma se il profilo è disabilitato, come ci autentichiamo?
Nulla da fare quindi, cerchiamo su Google.
Cerco tra mille siti e mi ritrovo su quello del leggendario Aranzulla; mi prende la solita sgradevole sensazione quando visito il sito di Salvatore, che per carità, sarà una persona fantastica e un professionista esemplare, e mi sta molto simpatico da quando quel Nobel di Vikernes gli ha dedicato un curiosissimo tweet.
Dicevo, la sensazione quando mi ritrovo sul sito di Aranzulla è la stessa di quando gli operatori Vodafone ti dicono di staccare e riattacare la presa del router quando la linea non funziona, della serie “wow, non ci avrei mai pensato, per fortuna ci siete voi!”.
Preso ormai dalla rassegnazione, provo a mandare un tweet a Instagram, pur sapendo che non mi risponderanno dato che l’unico profilo è quello internazionale.
Fatta la doverosa premessa, ci siamo fatti un po’ di domande e abbiamo osservato un paio di cose.
La prima è che Instagram non ritiene opportuno dirti perché ti blocca il profilo, ti dice solamente che non hai rispettato le linee guida della comunità. Attenzione, non discuto il blocco in sè; Instagram è una piattaforma privata con il quale si “collabora” e si accettano determinate condizioni, tra le quali c’è anche la possibilità che ti blocchino il profilo senza preavviso. Dico solo che sarebbe opportuno (e trasparente) sapere almeno il motivo del blocco, perché ora come ora ci rimangono mille dubbi.
Il primo di questi è che siamo un’azienda che si occupa di Cannabis Light, come noi ci sono innumerevoli altre attività o privati che fanno lo stesso mestiere. Abbiamo subito pensato che il ban sia per questa ragione, ma se è così, perché siamo stati colpiti solo noi? Quindi avremmo -sempre in teoria- qualche altra linea guida del sito, ma quale? Siamo stati segnalati per qualche ragione?
Non ci è dato sapere, il buon Mark vuole che rimaniamo nel dubbio (me lo immagino ridere malignamente con un gatto in braccio seduto sulla sua poltrona di pelle umana, maledetto!).
La seconda cosa che abbiamo notato è come Instagram sia completamente spersonalizzato. Ora, il nostro era un profilo con poco meno di mille followers, quindi non so con certezza (ma presumo fortemente) se a cifre molto più elevate si possa avere un contatto con una persona fisica, ma per noi “comuni mortali” non ci sono email da contattare, centralini da chiamare, nulla. C’è solo una pagina da compilare e, se questa ti dice di autenticarti anche se non puoi farlo, ti attacchi al tram.
Ti resta solo da visitare il buon Aranzulla.
Detto tutto questo, ci siamo chiesti: vale la pena utilizzare Instagram per un’attivitÀ come la nostra, ovvero di Cannabis Light CBD?
La risposta, nostro malgrado è sì, perché è la piattaforma più utilizzata al mondo (dopo Facebook, sempre del buon Mark ovviamente, ma lì ci sono solo i quarantenni…) che ti offre la possibilità di condividere i tuoi contenuti ad un numero sterminato di persone.
Non ci rimane altro da fare quindi che rifare un altro profilo e ripartire da zero, lavorando più di prima per ritornare ai nostri precedenti numeri.
Rimane l’amarezza ovviamente, per un blocco che riteniamo ingiusto e non giustificato, e per le ore di lavoro perse per chissà quale ragione.
Ringraziamo quindi infine il già citato Mark, anche se sappiamo benissimo che lui, in tutto questo, non centra nulla. Anzi, forse no, forse qualcosina ha fatto.
Nella sua visionaria progettazione di Facebook ed Instagram probabilmente aveva già maturato l’idea di creare questo “sistema” completamente spersonalizzato, senza interazione umana se non ad altissimi numeri, perché quelli ovviamente portano interazioni, pubblicità e, quindi, soldi.
Noi però ci siamo ancora, ripartiremo più forti di prima, con la consapevolezza che saremo noi ad usare Instagram stavolta, non viceversa.
P.S : Seguiteci sul nostro nuovo profilo clorofilla.cbd , ve ne saremo grati 🙂
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