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Oggi parleremo del ragnetto rosso e di come può minacciare le nostre piante di cannabis , vedremo che cos’è e come possiamo eliminarlo in maniera biologica.
Finalmente è arrivata la Primavera, le giornate si sono allungate sensibilmente e con loro anche le temperature si sono alzate. Le gemme delle piante incominciano a risvegliarsi e i primi verdi germogli fanno capolino sulle spoglie piante. Per noi coltivatori è giunto il tempo di mettere “a bagno” i semi delle prossime cultivar che si è deciso di coltivare in questa nuova stagione , ma bisogna essere molto attenti: con l’arrivo della primavera anche gli insetti incominciano a compiere il loro ciclo biologico insidiando continuamente il nostro raccolto. Tra questi c’è anche l’insidioso ragnetto rosso.
Ragnetto rosso: tassonomia
Il Tetranichus urticae , anche conosciuto come ragnetto rosso in Italia oppure spider mite nei paesi anglofoni, è un acaro delle piante che appartiene alla famiglia degli aracnidi. Questi insetti sono tra i più distruttivi nel caso di colonizzazione di growroom o di serre. Di solito le infestazioni di queste aree sono causate dall’introduzione di talee contaminate provenienti da altre aziende o da madri infestate.
Riuscire ad accorgersi dell’infestazione di T. urticae nei primi stadi di colonizzazione è molto difficile, a causa della ridotta dimensione. infatti le uova del ragnetto rosso sono grandi non più di 0,15 mm e l’insetto nel suo stadio adulto definitivo non è più grande di 0,5 mm. La difficoltà si incontra anche a causa della loro attitudine a colonizzare preventivamente le aree prossimali al suolo. L’ultima generazione di adulti prima dell’inverno sverna in micro nicchie nel suolo o su sostanza organica in decomposizione.
Ciclo vita
Gli individui femminili depositano fino a 200 uova durante la loro fase riproduttiva al di sotto della lamina delle foglie. Vengono deposte singolarmente oppure anche raggruppate, di solito questo accade quando l’infestazione è seria e non hanno spazio a sufficienza per deporre. Le larve compiono 3 mute prima di riuscire a riprodursi e, nelle migliori condizioni ambientali un ciclo vitale può durare solo 8 giorni ( 30° e bassa umidità). Pensate quindi a come la situazione può sfuggire di mano in poco tempo!
Il colore del ragnetto rosso è chiaro e traslucido nei primi tre stadi di crescita (larva, protoninfa, deutoninfa ) il che li rende di difficile individuazione. Diventa poi scuro tendente al rosso-arancione nello stadio adulto quando ormai li si possono vedere felicemente camminare in maniera pacata e lenta sulle lamine fogliari delle nostre piante.
Danni del ragnetto rosso
Come accennato prima, i danni da ragnetto rosso sulle foglie di Cannabis inizialmente non sono evidenti sia per la localizzazione sia per il segno. Le larve ,come anche le altre sue forme, si nutrono del succo cellulare delle cellule dei tessuti della foglia. Pungono con l’apparato boccale lambente-succiante nello spazio intervenale delle foglie causando così inizialmente, dei piccoli puntini chiari. Poi nel tempo diventeranno necrotici, evidenziandosi così ambo i lati delle lamine fogliari.
Con l’avanzare della colonizzazione le nuove foglie inizieranno a crescere stentate mentre quelle attaccate ingialliranno fino a cadere. Questi insetti, da buoni aracnidi, sono soliti ricoprire di ragnatele le foglie, in particolare tendono a “rollare” la lamina fogliare in modo da creare delle nicchie protettive dove poter vivere. Quando invece le ore del giorno diminuiscono, il che in natura e in indoor accade in concomitanza della fioritura, tendono a migrare nella parte alta della pianta. Per ricoprire così le cime di ragnatele, che creano un microclima umido che farà ammuffire tutta la sostanza organica di scarto del ragnetto. Questo causerà poi l’ammuffimento delle cime, causando un disastro per il coltivatore. Si è scoperto inoltre che il ragnetto rosso è attratto dai terpeni rilasciati dal fiore della Cannabis.
Diagnosi: riconoscere l’infestazione
Nelle prime fasi dell’infestazione, il danno del T. urticae è simile al danno causato da altre specie che si nutrono della linfa delle piante come afidi o tripidi. Dunque è bene armarsi di lente d’ingrandimento digitale (o analogica) e di alcune fotografie esplicative dell’insetto. Così potrete riconoscerlo con sicurezza e scegliere la migliore strategia di protezione.
La ricerca dovrebbe essere effettuata nelle ore calde della giornata, durante le quali i ragnetti si muovono alla ricerca di cibo e per riprodursi. Cercare la loro presenza o i loro sintomi dapprima nelle zone basse della canopy per poi risalire verso le zone apicali.
La lotta integrata al ragnetto rosso
Una volta che ci siamo accertati della presenza del patogeno, ci ritroviamo a decidere in quale maniera dover affrontare il problema. In sostanza esistono due metodologie d’approccio, una che prevede un uso di sostanze che abbattono drasticamente tutto ciò che si muove sulla pianta. Un’altra che invece razionalmente controlla e tiene a bada i soli parassiti della pianta. Quest’ultimo caso è quello che utilizziamo in azienda ed è quello della lotta integrata.
Cos’è la lotta integrata
Con lotta integrata si intende un metodo di razionalizzazione dell’uso delle risorse fitoiatriche, siano esse di natura chimica, biologica, fisica, agronomica o biotecnologica. Applicare la lotta integrata significa integrare i fitofarmaci tra loro, conoscendo l’ambiente , la nicchia ecologica dei parassiti della pianta di cui ci dobbiamo prendere cura e la soglia di danno. Per riuscire così a formulare e pianificare gli interventi in maniera appropriata alla situazione. E non più soltanto con l’aiuto del prodotto chimico ma anche e soprattutto con interventi di tipo biologici, biotecnologici, fisici e agronomici.
I prodotti chimici con i principi fondamentali della lotta biologica devono avere dei requisiti particolari. Infatti non tutti possono essere utilizzati , in particolare sulla Cannabis , poiché devono possedere una buona selettività verso il patogeno. Senza però andare a disturbare la vita dei micro e macro organismi utili. Inoltre devono essere facilmente denaturati dall’azione biochimica del terreno e dall’azione biofisica dell’atmosfera. Ovviamente devono essere utilizzati con razionalità.
La lotta integrata quindi coinvolge più discipline ( chimica, biologia, genetica, agronomia, fitopatologia, climatologia, statistica, economia) con un unico obiettivo. Quello di proteggere le piante dalle avversità, salvaguardando gli interessi economici dell’agricoltore e nel contempo la salute pubblica nel pieno rispetto dell’ambiente.
Figo no?
Come si attua ?
In sostanza e semplificando molto le cose, bisogna conoscere lo stadio fenologico della pianta e il parassita presente in quello stadio. Dopo di che si deve conoscere la soglia di danno in cui è necessario intervenire e con quali mezzi intervenire in base a tutte le variabili. Per quanto riguarda il ragnetto rosso e la Cannabis è bene sapere che la miglior cura è la prevenzione. La soglia di azione è data dall’individuazione del problema, data la velocità in cui il patogeno compie il ciclo vitale. La prevenzione è la migliore alleata nella lotta integrata, solo così tutte le pratiche messe in atto saranno efficaci. Dato che non verranno utilizzati prodotti chimici dall’azione fortemente abbattente.
Prevenire la comparsa del ragnetto rosso
Molto importante è per il coltivatore mantenere la zona di coltivazione indoor e greenhouse il più possibile pulita, con grandissima attenzione alla zona di conservazione delle madri. Al fine di ogni ciclo di fioritura o altra fase fenologica, igienizzare lo spazio di coltivazione aiuterà a rendere difficile la vita di qualsiasi parassita. Per quanto riguarda le greenhouse è importante che queste siano circondate da una zona cuscinetto libera da erbacce o alberi all’esterno in modo da scongiurare l’avanzata del ragnetto rosso dall’ ambiente esterno. Inoltre è importante mantenere in salute le piante ed evitare gli stress idrici e metabolici , avendo cura nel mantenere una VPD adeguata allo stadio fenologico in cui la pianta versa. Essenziale alla prevenzione è la tecnica dell’inoculo controllato di organismi biologici chiamati insetti predatori, che si nutrono del nostro patogeno.
Uno dei tanti insetti predatori disponibili nel mercato utili contro il T. urticae è il Phytoseiulus persimilis, anche lui un aracnide simile al ragnetto rosso ma con una velocità maggiore del predato, il che gli da un ottimo vantaggio. Esistono altre specie di insetti predatori utili contro il ragnetto e infatti di solito se ne impiegano sempre più di una specie alla volta. In caso di prevenzione si consiglia l’uso di circa 5 esemplari per m2 da reinoculare dopo circa 20 giorni. Il P. persimilis viene allevato in aziende specializzate e venduto in comodi contenitori da poche migliaia a molte migliaia di esemplari, oppure in piccoli sacchetti da appendere vicino alle piante con qualche centinaia di esemplari. Le ninfe di predatore sono miscelate con materiale inerte , in modo da facilitare il processo d’inoculazione, che avviene versando il composto direttamente o prossimalmente alle colone del patogeno. Ogni esemplare adulto di P. persimilis si ciba di più di 24 ninfe di ragnetto rosso oppure più di 30 uova al giorno, ma quando si riproduce produce al massimo 60 uova per ciclo.
Attacco: come agire ad infestazione avvenuta
Nel caso in cui la situazione sfuggisse di mano e la soglia d’infestazione arriva a superare i 5 individui per foglia, allora è il momento di passare alla fase del rilascio a inondazione che consiste nel rilasciare in maniera massiva fino a 200 esemplari per m2 ogni 20 giorni nei casi più pesanti. A questo punto è doveroso iniziare a trattare le piante con altri prodotti dall’azione deterrente e biostimolante. Tra questi ci sono i macerati di piante benefiche (ortica, equiseto), oppure oli minerali, olio essenziale di cannella , sapone molle o polveri di roccia micronizzate. È bene prestare sempre attenzione a rispettare e mantenere in vita gli insetti predatori dato che alcuni prodotti come gli oli bianchi e gli oli essenziali sono fatali anche per i predatori inoculati.
Nel caso in cui la situazione non migliori e la cosa inizi a compromettere il raccolto e quindi l’economia dell’agricoltore, il metodo prevede l’uso razionale e ponderato di prodotti chimici abbattenti. Vanno utilizzati in maniera da riportare la popolazione del patogeno ad un grado d’infestazione minore. Così da reinoculare gli insetti patogeni per contenere ed eliminare l’infestazione. Per la Cannabis questa operazione è sconsigliata e di difficile operazione poiché non esistono fitofarmaci approvati per l’uso. Quindi si hanno a disposizione solo alcuni prodotti acconsentiti su agricoltura biologica a residuo 0, come per esempio le formulazioni contenenti la spinosina A e B. Sono prodotti del metabolismo di un fungo attinomicete. È dunque altamente sconsigliato l’utilizzo di prodotti chimici professionali e non registrati per l’uso sulla coltura. L’uso sbagliato infatti porta alla formazione di resistenze genetiche contro quel formulato, portando a popolazioni super resistenti quasi impossibili da controllare. Questi prodotti devono essere utilizzati solamente da utenti autorizzati da un patentino e efficacemente formati per ridurre il rischio sanitario e biologico.
Conclusione
Abbiamo visto quindi cos’è e come possiamo eliminare il ragnetto rosso dalla Cannabis in maniera rispettosa dell’ambiente e sicura dal punto di vista della salute. La lotta biologica integrata è una metodologia che sta ottenendo importantissimi risultati. Anche se richiede un’importante preparazione e formazione sulla nicchia ecologica su cui intervenire. La buona notizia è che sempre più aziende stanno incominciando ad utilizzare questi metodi, complice la sensibilizzazione alla sostenibilità ambientale e le misure attuate dai governi per ottenerla.
E tu, che ne pensi?
Hai mai avuto il problema del ragnetto rosso coltivando piante di Cannabis? Come sei riuscito ad eliminarlo? Faccelo sapere seguendoci su Instagram o Facebook , dove saremo felici di rispondere a tutte le domande e i dubbi o semplicemente per chiacchierare della su questo argomento!