LA CANNABIS HA VINTO PRIMA DI BIDEN
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Nel precedente articolo ho riportato l’ormai diffusa e palese volontà dei cittadini statunitensi di superare la politica proibizionista, votando a favore della legalizzazione della marijuana sia in ambito medico che ricreativo in concomitanza con le elezioni presidenziali.
Ma da cosa deriva questa volontà?
Credo (perdonatemi la presunzione di concordare con molti di voi) che tale spinta antiproibizionista sia data dall’esperienza di determinati stati considerati pionieri, e di questa esperienza vorrei discutere analizzando alcuni dati.
Il Colorado è considerato lo stato pioniere per antonomasia: l’Amendament 64 del 6 novembre 2012 fu votato favorevolmente da più del 55% dei votanti, con un’affluenza alle urne che può essere considerata senza dubbio partecipata (quasi il 70% dei registrati al voto si è presentato in cabina elettorale). Questo emendamento consentì il libero commercio della cannabis e dei suoi derivati, a partire dal gennaio 2014, e dell’acquisto da parte di tutti i maggiori di 21 anni, senza alcuna discriminazione sull’utilizzo.
Lo stato delle Rocky Mountains fu quindi il primo a superare il “limite” dello specifico uso medico della cannabis, anni dopo che lo stato della California rigettò, nel novembre 1972, la Proposition 19, prima proposta legislativa sulla legalizzazione della cannabis in America.
I tempi, a quanto pare, erano finalmente maturi.
Dal 2014 ad oggi, il Colorado pubblica report aggiornati su ogni ambito della marijuana: il valore aggiunto della tassazione della cannabis e il rendiconto sull’uso di queste entrate, trend di mercato annuali sulla vendita, studi statistici sull’utilizzo della sostanza da parte di studenti delle scuole medie e superiori, ogni aspetto della legalizzazione e di ogni mutamento medico-socio-economico che essa ha portato viene analizzata e riportata all’opinione pubblica.
Potete visitare il sito su: https://www.colorado.gov/pacific/marijuana
Senza togliervi il piacere e lo sfizio di curiosare da voi, vorrei riportare alcuni dati che ritengo molto interessanti:
– il consumo di cannabis da parte dei minorenni (classificati in età da “middle school” e “high school”) è, in buona sostanza, in linea con gli altri stati americani. La legalizzazione quindi non induce i minori ad un maggior consumo della sostanza, a differenza di ciò che potrebbero ritenere (e ritengono) molti sostenitori del proibizionismo.
– il valore aggiunto che la marijuana ha portato alle casse statali ha superato il miliardo di dollari nel 2019. Vorrei ricordare che il Colorado ha una popolazione di poco più di cinque milioni e mezzo di abitanti. La sola Lombardia in Italia ne ha dieci milioni, di abitanti.
Tornando ai proventi della tassazione, è interessante notare come il 16% di queste entrate sia stata utilizzata per finanziare il sistema scolastico locale, il 20% il sistema sanitario e il 31% ha finanziato servizi alla persona.
Da qui si può ben intuire perché molti altri stati americani hanno seguito la linea dello stato di Denver ed altri ancora la seguiranno sicuramente. Ovviamente bisogna essere onesti intellettualmente: la legalizzazione risolve molti problemi, non tutti però.
In California, fin qui il più grande ed importante stato americano ad aver legalizzato la sostanza, ad esempio, a differenza di stati più piccoli e meno popolosi, esiste un reale problema di negozi senza licenza, portando sul mercato quella che è a tutti gli effetti marijuana di contrabbando. Questo porta minori entrate ai titolari con regolare licenza, poiché si trovano spesso a competere in regime di mercato sleale nei confronti di questi furbetti, e un teorico problema di controllo qualità, in quanto la marijuana statale è ovviamente soggetta a controlli molto serrati.
Detto questo, penso sia pacifico ritenere ciò il minore dei mali. Dobbiamo considerare infatti la legalizzazione come un fenomeno relativamente giovanissimo, quindi c’è bisogno di adattamento e sperimentazione, alla quale si oppone quel modello di proibizionismo e repressione che oramai è considerato a tutti gli effetti come un “esperimento fallito e fallimentare”. [1] [2]
Vogliate perdonare ancora la mia presunzione, ma credo che nel paese della mafia, della camorra, della ‘ndrangheta, della SCU, serva cambiare le regole, perché le regole attuali non fanno altro che spingere montagne di soldi nelle tasche dell’ ”antistato”. Ripeto, la legalizzazione non risolve tutti i problemi e ne creerebbe sicuramente di nuovi (basti pensare a tutti coloro che sono nelle carceri per possesso e “spaccio”), ma questo basta a giustificare l’immobilismo, l’ignoranza e il menefreghismo che traspare da Montecitorio? Basta a tollerare che si riduca tutto al considerare l’argomento come “divisivo”, poco rilevante, come il capriccio di quattro rasta dei centri sociali?
Questo è il mio pensiero, sarei interessato a conoscere il vostro.