Il CBD ha effetti psicotropi ?
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Due giorni dopo l’Election Day, si possono trarre tre conclusioni: la prima è che gli analisti hanno sottovalutato nuovamente Donald Trump, dichiarato nei sondaggi molto più in difficoltà di quanto si sia poi rivelato nella conta dei voti; la seconda è che il prossimo Presidente degli Stati Uniti d’America sarà (molto probabilmente) Joe Biden, premiato dall’affluenza record di queste elezioni. La terza conclusione, che è anche quella meno sorprendente dato l’andamento dell’esperienza americana sulla fattispecie, è che la chiara vincitrice delle elezioni negli USA è la marijuana.
In alcuni stati infatti si è votato durante l’Election Day per la legalizzazione del possesso e della coltivazione della cannabis (Arizona, Montana e Sud Dakota) e per la futura disciplina della sostanza (New Jersey).
Inoltre, nel Mississippi e in Sud Dakota, gli elettori hanno approvato la legalizzazione e l’accesso alla marijuana medica, favorendo la proposta dei sostenitori della cannabis terapeutica rispetto alla più restrittiva norma redatta dai legislatori degli stati.
Tutto questo conferma la volontà dei cittadini americani di superare la vecchia e fallimentare politica del proibizionismo, a prescindere dalle preferenze politiche.
Infatti, se nel 2016 gli elettori di uno stato profondamente repubblicano come l’Arkansas si sono uniti agli elettori di uno stato profondamente democratico come la California nel richiedere la modifica della legge sulla cannabis, il trend oggi non sembra essere cambiato (il Montana e il Sud Dakota sono rimasti “stati rossi”, dove Trump ha dominato).
La volontà di legalizzare la cannabis e tutto il suo indotto commerciale quindi non è interesse esclusivo degli stati democratici ma anche di quelli repubblicani, portando però delle contraddizioni a livello federale.
Sì, perché nonostante la cannabis sia ormai legale per uso ricreativo in 10 stati e per uso medico in altri 18, il Controlled Substances Act (lo statuto che disciplina le sostanze ritenute illegali e non rilevanti per l’utilizzo medico) non ha subito modifiche dal 1970 e la marijuana compare ancora nella “Schedule I”.
Tale contraddizione comunque non sembra destinata a durare, dato che un primo confronto sull’argomento a Washington si avrà entro la fine dell’anno.
Chi si trova dall’altra parte dell’oceano, come il sottoscritto, vede questo processo democratico dove chi vuole proporre modifiche a delle leggi PUÒ EFFETTIVAMENTE FARLO, dove si propone continuamente il voto su materie di interesse territoriale, dove si cerca di rafforzare l’economia e gli investitori superando tabù che puzzano di naftalina. Ecco, chi si trova dall’altro lato dell’oceano si chiede: quando tutto questo toccherà a noi?