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16 Dicembre 2020L’ONU: LA CANNABIS NON FA MALE
L’Organizzazione delle Nazioni Unite ha votato questa mattina, a Vienna, la rimozione della Cannabis dalla tabella 4 della Convenzione Unica sugli Stupefacenti del 1961. Questa è una svolta storica da parte dell’ONU, non tanto per il voto in sè, ma perché mostra un cambio di rotta delle Nazioni Unite verso la Cannabis e vero il progresso socio-scientifico.
Sì, perché se fino a questa mattina la Marijuana era ufficialmente considerata come una sostanza i cui possibili benefici terapeutici erano inferiori ai danni arrecati all’utilizzatore (voglio ricordare che la Convenzione Unica sugli Stupefacenti è del 1961!), la relazione di presentazione al voto ha completamente ribaltato la considerazione della pianta a livello internazionale. L’OMS infatti aveva già chiesto che la Cannabis fosse depennata dalla tabella 4 per via delle sue proprietà medicinali, ma la votazione da parte dell’ONU è stata rinviata fino ad oggi.
La presenza della Cannabis nella schedule 4 aveva ostacolato molto lo studio e la ricerca sulla sostanza, creando uno stigma culturale intorno alla pianta. Il blocco europeo ha votato quasi all’unanimità (contraria la sola Ungheria) insieme agli Stati Uniti e al Canada, mentre si sono opposti molti paesi africani ed asiatici, insieme alla Russia e alla Cina, che hanno dichiarato di continuare la lotta alla pianta.
La Cannabis rimane comunque nella tabella 1, ovvero tra le sostanze ritenute illegali, quindi non cambia il quadro legislativo dei singoli paesi, ma questo voto rappresenta una svolta simbolica nei confronti della Marijuana, comprendendone finalmente la sua importanza a livello terapeutico. Il voto infatti si aggiunge alla sentenza della Corte di Giustizia Europea di qualche giorno fa, in cui si dichiara che il CBD, uno dei principi attivi della Cannabis, non può essere considerato un narcotico.
Questo è un altro piccolo passo verso la direzione giusta. Il mondo inizia ad avere una considerazione diversa della Cannabis, dettata dalle scoperte medico-scientifiche di quest’ultimi anni (non si contano le innumerevoli ricerche sugli effetti positivi della Cannabis verso malattie quali la SM, il Parkinson, il cancro) e probabilmente trainata dalla svolta anti proibizionista di molti paesi del blocco occidentale. In nome del progresso medico, scientifico e sociale si modificano trattati vecchi quasi 60 anni, accendendo nuove speranze in chi crede fermamente nel progresso. Medico, scientifico e, lasciatemi dire, soprattutto culturale.
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