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Grazie al suo breve ciclo vegetativo e alla molteplicità delle varietà esistenti, la coltivazione della Cannabis Sativa è possibile in diversi climi. Proprio in virtù di questa sua caratteristica ha da sempre accompagnato l’evoluzione dell’uomo, in ogni continente.
Fattori ambientali.
Le condizioni ambientali, in associazione con il genotipo, determinano quale sarà il fenotipo, cioè il vero e proprio organismo individuale. Sappiamo che un certo numero di diverse variabili genetiche e ambientali influenzano la morfologia e la fisiologia di una pianta di Cannabis.
I principali fattori ambientali che influenzano la crescita e lo sviluppo delle piante di cannabis includono luce solare, temperatura, umidità e condizioni del terreno.
I climi più favorevoli sono quelli caldo-umidi delle regioni temperate che consentono alla Cannabis di sviluppare grandi quantità di biomassa.
Sebbene le piante di cannabis siano termofile ed eliotropiche (amanti del sole), sono più tolleranti all’ombra di molte piante coltivate e possono sopravvivere in aree ombreggiate, ma la loro biomassa e la produzione di polline e semi saranno notevolmente ridotte (Clarke, 1981) Questo a discapito della concentrazione di cannabinoidi, che aumentano al diminuire dell’intensità di luce (Balduzzi 1985).
Temperature
Può acclimatarsi alle alte temperature se sono disponibili acqua e sostanze nutritive sufficienti, ma non tollera il freddo estremo. Germogli e giovani piante sono più resistenti al gelo delle piante prossime alla maturità. Ad alte latitudini, la Cannabis viene tradizionalmente piantata in tarda primavera e raccolta alla fine della breve estate. In questo modo si evitano le basse temperature e la breve durata dell’esposizione solare autunnale. Questo adattamento climatico indica che la Cannabis è originaria di regioni temperate settentrionali, dove può completare con successo il suo ciclo vitale tra la primavera e l’autunno senza incappare in gelate letali.
Esposizione alla luce
La Cannabis prospera meglio nei luoghi esposti dove non deve competere con piante più alte per la luce solare disponibile. Perciò, le piante di Cannabis trovano un habitat adatto per i loro bisogni energetici in ambienti aperti. Come ad esempio le aperture nella vegetazione create dall’erosione dei flussi d’acqua, delle frane e da varie forme di alterazione del paesaggio umano.
Bisogni idrici
La Cannabis ha bisogno di quantità relativamente piccole di acqua per sopravvivere, tranne durante la germinazione e la fioritura. Fiorisce su terreni ben drenati dove sono disponibili abbondanti scorte d’acqua. D’altra parte, condizioni aride stressanti o terreno saturo d’acqua possono causare gravi stress che portano la pianta ad arrestare la crescita e in casi più gravi causano la morte della pianta.
La Cannabis matura e si riproduce in un’ampia gamma di regimi di umidità, specialmente in condizioni sub-umide o moderatamente aride. Tuttavia, le carenze idriche influenzano negativamente la proliferazione delle radici, lo sviluppo di rami e foglie, la formazione dei fiori, la produzione di semi e la secrezione di resina. Quando le colture sono sane e prive di fattori limitanti, acqua o sostanze nutritive, la produzione di biomassa è direttamente correlata alla quantità di luce ricevuta dal raccolto (Monteith, 1997).
L’adattarsi a una varietà di condizioni di umidità però si traduce in una variazione qualitativa dei suoi prodotti. Ad esempio, le lunghe cellule di fibra dello stelo sono molto più resistenti e flessibili se coltivate in condizioni umide; dove lo stress dell’umidità è elevato, come negli ambienti caldi e secchi, queste stesse cellule sono meno sviluppate e più fragili (Klages 1942). Questa differenza nella formazione delle cellule è una considerazione importante quando la pianta viene coltivata specificamente per fibre forti e flessibili. La resa e la qualità delle sementi sono anche inferiori nelle colture che hanno mancanza d’acqua. In relazione a fattori limitanti come la disponibilità d’acqua le esigenze irrigue di questa coltura non sono state definite correttamente. In questo contesto, Lisson (1998) ha sostenuto che l’irrigazione può essere importante per compensare le carenze nella quantità di pioggia e di acqua disponibile nel suolo. Specialmente durante i mesi in cui i fabbisogni delle colture sono superiori alla disponibilità di acqua del suolo. Più precisamente, Hacket (1991) ha definito lo stress idrico come il fattore più limitante che influenza la resa e la qualità della fibra.
Terreno
Le piante di Cannabis hanno bisogno di terreni drenanti. Questo è un requisito agrario importante, in quanto le radici vengono attaccate da vari funghi e non possono tollerare l’acqua stagnante. Infatti l’esteso sistema radicale necessita di un terreno friabile ma ricco di nutrienti per consentire una corretta crescita delle radici, un drenaggio adeguato e un efficiente assorbimento di minerali dal terreno.
In condizioni naturali, la cannabis cresce meglio nei suoli alluvionali sabbiosi ma in condizioni di coltivazione in indoor o serra può crescere e prosperare bene anche in substrati composti. Prevalentemente da matrici organiche come le torbe oppure su matrici inorganiche come lana di vetro, perlite o argilla espansa. La cannabis cresce in maniera ottimale anche nelle colture idroponiche, dove tutti i nutrienti e l’ossigeno sono disciolti all’interno dell’acqua di coltivazione. All’interno della quale sono immerse totalmente o parzialmente le radici in base al sistema di coltivazione scelto.
Il pH del suolo è importante per consentire una corretta crescita radicale e un adeguato assorbimento dei minerali. La pianta di Cannabis preferisce un pH tra i 5,5 e i 6,5. Nel caso il pH si attesti sopra i 7,5 le radici non sono più in grado di consumare il ferro, il rame, lo zinco, il manganese e il boro che trovano nel suolo e quando il pH è troppo acido. Inoltre le radici non trovano sostanze come acido fosforico, calcio e magnesio a causa della loro perdita di solubilità.
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